mercoledì 14 maggio 2014

La morte della chimera

di Daniela Pasiphae



Temporeggia il condor sulla carogna,
mentre lo zombie femmina, traballante,
scavalca le soglie della mia fortezza et
ghermisce anime sbottando in grasse risate.
(grasse da far schifo)

Si accascia al suolo e ride piangendo,
trasuda sangue e vorrebbe scannarmi.
Ingoiarmi. Inglobarmi.. Condividersi et
si contorce ignava perché sa che non mi avrà.
(che non mi ha mai avuto)

Le infilo le dita nei buchi del cranio,
graffio il mio nome sulla corteccia cerebrale.
Non mi importa se le fa male, incido a forza et
violento le sue credenze affinché si senta inutile.
(amo le sue cose ma non lei)

Cavalco per un mese un tornado disegnato,
narro vicende di folletti spremuti come limoni.
Nettare ballerino con barba, cappello a punta et
un briciolo di galanteria giusto per renderlo credibile.
(non so, una giacca ceduta)

E la chimera si struscia sui miei calzari,
il leone mi narra di saggi filosofi ed asceti.
Il drago mi mostra i denti, la sua gola profonda, et
el cabròn me hace sentir amado y inteligente.
(tanto poi lo decapiterò)


Mi agguanta con le unghie unte di dolore,
mi sussurra dolci nenie sibilanti all'orecchio.
Velenose e viscide, calpestate da zoccoli neri et
cerca le mie labbra come un capezzolo, un bimbo.
(putrido intento, vomito)

Non ho più gustato carne da quel giorno,
occhi. Ma a cavar il cuore ad umane son bravo.
Accompagno l'articolata belva al mio fianco et
la tocco come fossimo amanti. La penetro.
(ma non mi piace, gelo)

Al leone districo regalmente la criniera,
al rettile di carbone infilo due dita in gola.
E sgozzo la madre dei cuccioli belanti et
ne bevo il rubineo sangue sgorgante dal petto.
(lentamente, molto lentamente)

Arranca la fiera, come un toro ferito,
ma a me occorre quel sangue. Ne ho bisogno.
Vacilla la mia crudeltà in quel tripudio di dolore et
odo inumane urla che non placheranno la mia sete.
(io devo vivere, io e solo io)

Mi interpellano i santi ma vestono di rosso,
altri sono nudi e parlano una lingua che non so.
Mi si avvicina un angelo dai denti aguzzi et
mi strappa le orecchie affinché possa sentire.

(questo non è il paradiso, dice)


Nessun commento:

Posta un commento