venerdì 15 febbraio 2013

Everloving, Proiezione di una Vita

di Daniela Pasiphae




Io e lui ci siamo conosciuti nel 2002,
frequentati qualche mese e poi persi di vista.
Legati per undici anni in un tira e molla di apparizioni infinite,
più o meno costanti. Logoranti.
Nel 2013, ad aprile, ci siamo rivisti, per caso.
Io ero pronta, avevo scelto e messo il cuore in pace
e così l'Universo me l'ha assegnato. Donato.
"E' un dono prezioso" mi hanno detto "Trattalo con riguardo,
non scalfirlo, onoralo. Non graffiarlo, accarezzalo.
E' delicato, non urlare. Lascia che ti ami.
Amatevi, non abbandonatevi all'invidia, datevi amore.
Datevi la mano, abbracciatevi. Non usarlo, non legarlo.
Ascoltalo. Taci ed ascoltalo, è il dono più prezioso che hai,
è la via per la tua salvezza, e tu sarai la via per la sua gloria."
Allora, pensai, è lui che mi salva? Mi sta salvando?


Presente: abbiamo una casa, è molto, molto, molto bella.
Stare con un architetto, artista sensibile,
non può che donarti una casa meravigliosa.
E' essenziale, minimal, come piace a lui.
Legno caldo con inserti laccato bianco o nero,
tavolo di cristallo bianco e acciaio.
Specchi. Finestre e tanta luce. Un giardino, ampio.
Bambù, aceri rossi e verdi. C'è qualcosa di giapponese.
A lui piace il Giappone. A me anche.
C'è anche il laghetto con le carpe colorate.
Non siamo sposati, ogni mattina ci svegliamo e ci scegliamo.
Io scendo, scalza. Preparo la colazione. A lui il caffé.
So che non gli fa bene ma a lui piace e io sorrido.
Glielo servo sul vassoio, è in legno e ripiano in cristallo fumé.
Appoggio il vassoio sulle coperte, di fianco a lui.

Di fianco al caffé, anche un bicchiere per me.
Mi inginocchio sul letto accanto a lui, col rigore di un'orientale.
Gli sposto i capelli dalla fronte, scendendo in una carezza
lungo i profili che così tante volte ho sognato. Vaghi.
Ma oggi no, oggi è qui. Sta sorseggiando il suo caffé,
l'ho fatto io. Nella mia cucina. Sì, ho una mia cucina.
Dopo anni ed anni a progettarne, dopo averne vendute.
Ho una mia cucina e, non direste mai, mi piace cucinare.
Ho tempo. Sì, lui va in studio, ci va all'ora che vuole.
Infatti, dopo il caffé, accadrà quel che accade tutte le mattine.
Sì lo sento. Non serve dirselo. Accade e basta.
Tra le coperte, bianche, dopo il caffé e la mia spremuta,
ci arrotoliamo e, per quasi un'ora, rotoliamo sul letto.
A volte nemmeno facciamo l'amore, non ci interessa.
Spesso sì, ci piace, Di mattina. Senza orari.
Poi mi prende in braccio e mi porta in bagno,
ormai è un rito, accade sempre così. Mi prende, di peso,

e mi butta sotto l'acqua, e non so mai se sarà fredda o calda.
Qualche volta me l'ha fatta, era fredda ed ho urlato e riso tantissimo.
Dopo la doccia, io resto seduta, avvolta nell'accappatoio,
lo guardo mentre si rade, si veste e poi lo accompagno dabbasso,
gli passo la giacca, controllo che abbia tutto e che sia tutto in ordine,
ci diamo un bacio e lo guardo dalla porta o dalla finestra mentre esce di casa.
Prima di voltare l'angolo mi fa una specie di cenno con la testa,
e poi lo lascio alla sua giornata. Ah, non l'ho detto.

E' una persona onesta, buona. Io lo stimo, lo ammiro.
Mentre lui non c'è io bado alla casa, tengo tutto in ordine,
lavo, stiro le sue camice, tengo la musica alta e ballo.
Poi mi dedico alla mia attività, eventi, associazione.
Ricevo pazienti quando ho appuntamenti, per il resto
faccio la spesa, mi occupo dell'amministrazione della casa,
sito web, i miei e anche il suo. Faccio delle commissioni,
spesso anche qualcuna che mi assegna lui.
Penso e mi adopero per renderlo felice. So che io non basto.
Non mi sto sminuendo, io do tutto quello che ho.
A lui occorre affetto,
dedizione, amore.
Sentimento.
Libertà.
Fiducia.
A me non importa cosa fa, a me basta che sia felice.
Io sono qui per essere felice e per renderlo felice.
O per fare il possibile perché lo sia.
La sera rientra, mai troppo tardi, sempre per cena
a meno che non abbia qualche appuntamento di lavoro.
In quel caso mi avvisa. Io non mi domando con chi sia.
Voglio che sia felice e faccio il possibile perché lo sia.
Il resto non è di mia competenza e non me ne preoccupo.
Ceniamo sempre parlando poco, io rispetto la sua quiete,
ma quando mi chiede di raccontargli qualcosa, allora
beh allora mi sento ancora meglio. Gli parlo, ma poco
in punta di piedi e mai con enfasi. Sempre serenamente,
se lo merita. Abbiamo tutto, e anche grazie a lui.
Un bimbo? No, non per adesso. Io sono pronta ma
voglio che sia una decisione sua, che lo desideri anche lui.
Sì, ci piacciono molto i bambini. Non è un'ipotesi che scartiamo.
Il dopo cena è un'esperienza diversa tutte le sere,
a volte parliamo, a volte lui lavora ed io lo guardo,
gli domando cosa fa, dei suoi progetti, delle novità.
Altre volte disegna, suona, compone musica.
Io lo lascio tranquillo quando crea, mi piace vedere
mi piace ascoltare, guardarlo mentre è impegnato.
Ci starei ore a sorreggermi la testa mentre lo osservo creare.
Spesso lavoriamo a cose diverse, ma vicini, nella stessa stanza,
oppure in stanze separate ma io ogni tanto passo da lui
chiedo se è tutto ok, se ha bisogno di qualcosa,
gli do un bacio e lo lascio nei suoi mondi. E me ne vado nei miei.

Il pregio di stare bene con se stessi è che non bisogna sempre,
necessariamente, stare con qualcuno per essere felici.
Ci basta che quel qualcuno sia felice e così stiamo bene.
Altre volte vediamo un film, stesi in divano, abbracciati.
Ma andiamo a letto assieme, questa è una regola implicita ormai.
Solitamente è lui a scandire i ritmi, io mi adeguo.
Quando decide di andare a dormire mi avvisa,
si stende e dopo due minuti arrivo io.
In inverno questo serve a scaldarmi il posto.
Ci abbracciamo e qualche volta ci addormentiamo così.
C'è un'altra regola.. Non ci si addormenta mai con dei sospesi.
Se dobbiamo dirci qualcosa, senza troppi giri di parole,
prima di dormire ne parliamo cinque o dieci minuti.
Io ringrazio sempre l'Universo per il dono che mi ha fatto.
Poi spengo la luce, mi stringo a lui e dormo sonni tranquilli.
I sabati e le domeniche sono diversi, quasi sempre usciamo.
Andiamo al mare o in montagna. A visitare città, mostre.
Al cinema, in qualche locale, a ballare, dipende.
Qualche volta usciamo con gli amici, qualche serata
raramente, ma non c'è nessun vincolo o limite.
A volte andiamo a cena da sua madre, a volte dalla mia,
dipende. Più spesso andiamo dalla sua, mi piace,
mi ci trovo bene. Però non so se a lei piaccio.

Perché sto con lui?
Lo stimo, lo ammiro. Mi piace nel bene e nel male.
Mi piace l'idea di poterlo accompagnare in questo viaggio.
Nessuna pretesa, nessuna presunzione, niente che non sia semplice.
Condivisione, gioia, affetto,
prendersi cura l'uno dell'altra.
Un percorso insieme, l'impresa di amarsi,
essere sinceri, corretti, onesti e leali.
Capirsi, parlarsi. Adeguarsi e farlo con affetto.
Cessare l'eterna ricerca dell'inaccadibile,
smettere di credere che esista qualcuno di più giusto.
Più bello, più intelligente, più colto, più ricco,
più salvifico.
Io voglio protezione, affetto e cura. Stabilità.
Voglio potermi dedicare ad una casa, fare il mio lavoro in pace,
condividere gli spazi con un essere speciale,
una persona dall'animo semplice, delicato, fragile.
Ho imparato a non essere violenta per avere questo.

A non essere emotivamente disonesta.
L'ho imparato per lui. Per non ferirlo.
Posso non ferirlo. Voglio non ferirlo.
Non solo, voglio dargli la possibilità di vedermi,
di sentire quel che c'è per lui, sempre,
stima, ammirazione, affetto e cure, fiducia, dedizione,
amore, sesso, pazienza, condivisione e complicità.
Non esistono alternative a questo,
se non un'infinita e logorante ricerca dell'alternativa.