martedì 4 dicembre 2012

Anima Pingue

di Diego De Nevi

                               



Se una piuma fosse pesante
che penserebbero di lei?
E lei di se stessa? Che farebbe?
Proverebbe a strisciare lenta e goffa?
Bianca e candida..
ma ora sporcata come neve
marrone,
nera ai bordi delle strade
sola,
con la paura di cadere dal marciapiede
con la voglia di nascondersi dietro un cassonetto

Guarderebbe il cielo, con gli occhi lucidi di ingiustizia?
Si chiederebbe perché?
Rimarrebbe sola e affranta in un luogo che non le compete?
Osserverebbe, con sommessa e inconfessata invidia
chi, così uguale a lei, le è così distante?
Libera, mentre danza nel cielo, leggera e aggraziata
Amare e lasciarsi amare dal vento...
per questo è nata..
ma così non è.. non per lei
il cielo è un miraggio
i piedi
lo sporco
il freddo e duro contatto con la pietra
il cemento, non risponde...
forse impegnato,
duro il suo lavoro, meglio non disturbare
Che vergogna.. cos'ho fatto per finire qui?
Ho sbagliato? Ho qualcosa in meno delle altre?
Qual è la mia colpa?

Non merito il cielo?
Di dipingere fugaci ricami nel celeste?
L'arte di un secondo
che si rinnova ogni volta
che incanta chi guarda
un attimo
una carezza nell'aria
un simbolo
un ideale

Caduta
inutile
qual è il mio colore?
Bianca? No, ormai solo il nero
calpestata.. ignorata
abbandonata
brutta
chiedo perdono
sogno di volare...

Stesa.. in un angolo buio
ho trovato una ragione
raccolta
un uomo
dai vestiti più sporchi di me
brutto
più di me
un sorriso
giallo
innocente
mi ha raccolto
forse per tenergli caldo
o magari mosso a compassione
mi ha tenuta
a dormire con lui
un abbraccio
notturno
il calore
il respiro
il battito di un cuore
un senso
la pace



venerdì 8 giugno 2012

Far Away For Love

di Pasiphae





Risuona ad echi lontani
ad antichissimi riti
ad amori mai vissuti


Sono anime mai nate _ che si toccano appena


Nascita _ Morte


E' l'acqua che scorre
ed abbandona la sorgente
E' una meta lontana
che non vogliono raggiungere


E' la nebbia che le separa


Sono le notti passate insieme
senza neanche vedersi
Sono le note di quella melodia
che prima d'ora mai era stata composta
Sono i passi e le risa
di un bambino mai nato


Si chiamano ma non si vedono
Si sentono ma non si toccano
Si amano ma non si vivono


Danzano senza conoscere i passi
Corrono senza sapere dove andare
Amano senza sapere il perché




martedì 3 aprile 2012

Sulle Malattie (gli Spiriti e Igor Sibaldi)

E quali sono invece gli esseri più evoluti di tutti?
"Tra gli esseri viventi? Le malattie, senza dubbio"

Le malattie?
"Tra gli esseri viventi, sì. Le malattie sono il più alto livello evolutivo raggiunto da esseri del vostro mondo: la più complessa forma di adattamento, e la più grande."

Vuoi dire le malattie vere, lebbra, vaiolo, influenza?
"Certo, sono gli esseri più complessi e invulnerabili, non muoiono mai, sono troppo evoluti anche per morire. Per esempio, hanno raggiunto la più alta maestria nell’uso degli spazi  intermedi tra la loro sostanza vitale, cosa che voi avete cominciato a tentare soltanto nel pensiero, e con grande timore”

Gli spazi intermedi?
“La distanza tra i tessuti, tra le molecole, tra le energie vitali di uno stesso organismo. In voi questa distanza è insignificante, nelle malattie è immensa, e infatti sono organismi immensi. Sono immense e sole, troppo evolute persino per trovare compagni.”

Ma non sono una moltitudine di germi, batteri?
“No, i germi e i batteri sono ciò che riuscite a vedere con i vostri microscopi. Ma credere di vedere le malattie con i microscopi è come voler vedere la forma di un uomo studiando al microscopio una sua cellula.”

Ogni malattia è un essere intero, una specie di immenso corpo?
“Certo, un sistema come il vostro corpo, ma infinitamente superiore. E infatti l’unica cosa che la malattia può fare ancora è insegnare: dato che è talmente superiore a tutti gli altri esseri, qualunque cosa fa è per forza un insegnare, agli organismi, alle anime.”

Un po’ come voi con noi?
“Molto di più. Da voi, le malattie uniscono popoli e culture diverse fra loro, insegnando a tutti i corpi e a tutte le menti una quantità di cose, che voi per lo più non vi accorgete mai né di aver capito né tanto meno da chi le avete capite. Il che alle malattie non importa affatto. Sono davvero esseri troppo evoluti, e non si curano del vostro io individuale, che è molto più indietro rispetto a loro. Che le vostre menti si accorgano di imparare da loro, a loro non interessa. Alle malattie importa soltanto che le cose che insegnano comincino a esistere negli esseri, nelle loro fibre. Perciò entrano nei corpi: li abitano, li diventano per un po’, e quando i corpi muoiono o guariscono, le malattie proseguono, lasciandosi indietro ogni volta esseri con fibre più sapienti.”

Ma uccidono, oltre a insegnare.
“Non è che uccidano. E’ che un essere, o impara o muore. E’ la legge di tutti. Le malattie hanno imparato.”

E cosa insegnano?
“Ciò che sono. Cos’altro si può insegnare? Insegnano sistemi: modi di pensare e di risolvere, circuiti del pensiero e dell’energia. Per lo più, come ti ho detto, voi non vi accorgete di impararli: rimangono nelle vostre fibre, e solo molto tempo dopo la malattia cominciate pian piano a usarli, e a volte soltanto millenni dopo cominciate a capirli.”

E prima com’erano le malattie? Prima di evolversi tanto.
“Erano energie. Erano le energie delle passioni: quelle che una volta dipingevate come draghi. Era una buona ipotesi quella dei draghi: quando pensavate che le passioni fossero mostri alati e con le squame.”

Era vero?
“No, ma c’eravate vicini. Anche le energie che alimentano le vostre passioni sono sistemi, come le malattie, e l’immagine dei draghi descriveva abbastanza bene il loro modo di muoversi e il loro comportamento. E già prima che cominciassimo a nascere sulla Terra, alcune di queste energie avevano cominciato ad evolversi, e sono diventate malattie, mentre altre, le più blande, sono rimaste più o meno com’erano.
Gli uomini questo processo l’hanno visto in parte da qui e in parte da vicino, sulla Terra, quando hanno cominciato a vivere lì. Perciò adesso riuscite a ricordarvene qualcosa, confusamente: qualcosa è rimasto impresso in tante vostre strutture profonde, e voi lo fate emergere in alcune vostre imitazioni inconsapevoli, quando parlate dell’evoluzione. Ma quando ne parlate siete sempre convinti che riguardi voi, e non quelle energie: che sia un tracciato dei vostri immaginari processi evolutivi, i quali invece non ci sono stati, non ancora.”

Un po’ come le malattie.
“No, in tutt’altro modo. Voi non li fate evolvere dall’alto, non sono esseri inferiori a voi. Avete tecniche vostre, più faticose: li attaccate, li inseguite per trasformarli.”

Vuoi dire quando alteriamo gli equilibri naturali e distruggiamo le specie?
“Non solo. Questo lo fanno anche altri esseri viventi, oltre a voi. Voi avete prodotto evoluzioni più sottili e laboriose, più accanite. Con le nevrosi, per esempio.”

Cioè attraverso le nostre nevrosi siamo riusciti a…
“No, il contrario. Quelle forme di coscienza che voi chiamate nevrosi sono un anello evolutivo intermedio che voi avete fatto comparire. Non tutti voi, alcuni soltanto: i vostri cosiddetti “santi” delle varie religioni. Prima di diventare nevrosi, quelle forme di coscienza erano ciò che voi chiamavate diavoli. I santi li scovavano, li affrontavano e li assimilavano tormentosamente, e le varie componenti della psiche dei santi trasformavano quei diavoli, così come il vostro stomaco trasforma il cibo. E’ stata un’impresa tremenda, molti santi ci sono morti. E’ stato tanto tempo fa, per voi. Adesso da molto tempo non avete più né diavoli e nemmeno santi, e avete in compenso molte nevrosi che continuano la loro evoluzione, molto rapidamente, ancora sull’impulso di quel processo operato dai santi.”

E cosa diventano le nevrosi evolvendosi?
“Prendono forme concrete, materiali e diventano invenzioni dell’uomo: macchine, carri armati, bombe atomiche, medicine.”

Ma non avevi detto che le invenzioni dell’uomo sono immagini dell’Aldilà, imitazioni inconsapevoli?
“Sì, le loro forme sono imitazioni di cose che ricordate dall’Aldilà. Ma ciò a cui date queste forme sono le nevrosi. E gli inventori continuano l’opera dei santi: i santi scovavano e trasformavano ciò che voi oggi chiamate nevrosi, e gli inventori continuano a trasformarle.”

E poi cambiano ancora, dopo essere diventate invenzioni?
“Sì, poi si evolvono ancora, e diventano conoscenze segrete, cioè argomenti delle nostre conversazioni con voi. Come adesso, appunto. Quasi tutte le vostre conoscenze esoteriche sono il prodotto di questa evoluzione: prima di diventare conoscenze sono state invenzioni, che prima erano state nevrosi, che prima erano state percepite come diavoli.”

[ … ]

“Anche per questo le malattie vi insegnano: è il loro modo di volervi bene. A voi insegnano più che a  qualunque altro essere.”

Nel senso che ci ammaliamo molto?
“Non scherzare su queste cose. Sono tutte importanti le cose che vi insegnano, e sai qual è la più importante di tutte? E’ che la malattia dà alla vita di un uomo il senso che la vita dovrebbe sempre avere per lui, e non soltanto durante la malattia.”

E per gli animali non è così?
“No, gli animali l’hanno già imparato, questo, e la vita per loro è preziosa anche senza bisogno che le malattie glielo insegnino. Voi invece è allora che lo imparate, quando vi ammalate: e quando la state sprecando, vi ammalate per accorgervene.
E non è che ve ne accorgiate perché allora avete paura di morire: la paura di morire è solo uno dei modi in cui vi aggrappiate al tempo, non alla vita. Quando vi ammalate sentite che la vostra vita è com’è, cioè molto preziosa, proprio perché in quei periodi la malattia, dall’altezza della sua evoluzione, sta insegnandovi cose, vi sta parlando, e voi la sentite vicina, anche se è tanto più grande di voi.”

E questo ci fa sentire importanti?
“Non voi, non il vostro io. Ma la vita che avete, il fatto che siate vivi lì.”

[…]

Come si curano le malattie?
“Le malattie o i malati? Le malattie non si curano, le malattie evolvono soltanto. I malati si curano con una separazione.”

Da cosa?
“Dipende dalle persone. Ci sono molti tipi di separazione, molti modi per ottenere che la malattia si separi da un corpo. Può anche essere soltanto la separazione da un pensiero da un altro, di una convinzione da un’altra. Può essere la separazione da una persona, da un ambiente, da un luogo geografico. O dal proprio passato. O dal proprio presente. Da un’infinità di cose.
Le malattie non possono attaccarsi immediatamente all’uomo appunto perché il loro livello di evoluzione è molto superiore al vostro: hanno bisogno di un elemento intermedio che le congiunga a voi, e che è come la corrente di energia che c’è nel vedere, quando guardate i fiori. Questo elemento intermedio, a cui vi congiungete, può essere infinite cose, e quando ve ne staccate, riuscite a guarire.”

No, questo non si capisce proprio.
“Sì che si capisce. E’ così come ti sto dicendo. Ciò che vi attrae quando guardate i fiori è il colore, perché il colore è l’unica cosa che capite, dei fiori; non ne capite altro: sono troppo elementari per voi. E così anche le malattie, quando si avvicinano a voi, sono attratte da ciò che capiscono in voi, da ciò che in voi è più vicino a loro: e che è ancor sempre la passione. Sono le vostre passioni più sottili e grandi. Queste passioni vi legano a cose, a persone, e voi non sapete quasi mai a cosa e a achi. Le malattie, quando vi guardano, colgono questo legame e da questo legame sono attratte. Ecco tutto.”

Perciò chi non ha passioni non si ammala?
“Tutti hanno passioni. Chi ne ha di molto deboli, è più al sicuro dalle malattie, ma non è una condizione invidiabile, avere passioni deboli; mentre chi incomincia ad ammalarsi e riesce a staccarsi dall’oggetto di quella sua passione che ha attratto la malattia, guarisce rapidamente, a volte prima di accorgersi d’essere ammalato.”

Però bisogna sapere qual è la passione da cui staccarsi, qual è il suo oggetto, e riuscire a separarsene… e come si fa?
“Come fate sempre quando guarite. C’è un solo modo: bisogna essere ciò che opera la separazione. E’ questo che fa guarire da tutto.”

Da tutto tutto?
“Sì, da quale oggetto di passione dobbiate separarvi non lo potete sapere: la vostra conoscenza, la vostra mente, non possono aiutarvi, perché sono troppo piccole e ottuse per queste cose. Perciò dovete agire con un’altra vostra facoltà, più grande e più sottile: con l’essere.”

E quale facoltà è, l’essere?
L’essere. Tu vedi una cosa e quella è la facoltà del vedere. Capisci una cosa e quella è la facoltà del comprendere. E sei questo, o quest’altro, e quella è la facoltà dell’essere, la vostra facoltà più grande e sottile. L’essere, semplicemente.
immagina la guarigione come un’operazione chirurgica: un medico deve separare da te l’oggetto di una tua passione, deve recidere quella passione con un bisturi. D’accordo? Bene, e per guarire, tu devi essere il bisturi che taglia, e la mano che tiene il bisturi, e il medico che muove la mano , e tutto quel seguito di circostanze che ti ha fatto incontrare quel medico in quel momento.
Per guarire devi essere tutto questo. Se ci riesci, guarisci. Se non riesci ad esserlo, qualunque cosa ti facciano i medici, tu non guarisci, o guarisci soltanto per ammalarti subito dopo.”

Cioè, le cure mediche non contano e conta soltanto questo essere?
“Ah, non ho detto questo. C’è una gran quantità di voi che per operare la separazione e guarire preferisce essere ciò che ha a che fare con la vostra medicina. Ma di sicuro qualunque cura può far guarire, medica o non medica, se uno riesce ad esserla: anche uno schiaffo o un bicchiere d’acqua possono far guarire da una malattia se uno riesce a  vedere in essi uno strumento di separazione, a esserli. E tutte le vostre dottrine mediche sono in realtà forme rituali per suscitare in voi questa facoltà dell’essere, che vi guarisce; e tutte le vostre dottrine mediche funzionano fino a che riescono a suscitarla.
Lo vedi tu stesso, no? Persone diverse che hanno una medesima malattia guariscono con cure completamente diverse tra loro. Mentre altri non guariscono con nessuna cura. E questa che ti sto dicendo è la ragione per cui succede così. Dipende solo dall’essere.”

E perché proprio dall’essere?
“Perché l’essere è ciò che riempie le passioni: nelle vostre passioni voi siete più intensamente; è la vostra facoltà di essere che riempie. Quando una malattia si attacca a una vostra passione, e attraverso quella a voi, voi ve ne liberate spostando la vostra facoltà di essere, da lì a qualcos’altro. E siccome questa vostra facoltà è grande e sottile, sa da dove allontanarsi, quando voi la usate per guarire.”

E come succede? Come la si può usare consapevolmente?
“E’ una piccola impresa. Non è una grande impresa. E questa è la difficoltà.
Uno che si è ammalato è sempre, sempre, sempre uno che avrebbe potuto fare grandi imprese, perché per riuscire ad ammalarsi bisogna avere molta energia disponibile, molta energia inutilizzata, che alimenti passioni grandi. Per lo più, quelli che stanno per ammalarsi girano con voluminosi fardelli di energia che non usano, e quando si ammalano stanno facendo piccole cose, imprese più piccole di quelle che potrebbero fare. Se invece in quel momento stessero facendo cose più grandi, non si ammalerebbero.”

Ci si ammala soltanto quando si fa molto meno di quel che si può?
“Sì, quelli sono i vostri momenti vulnerabili. Capitano a tutti. E il problema, quando uno si ammala, è che deve usare quella sua grande energia convogliandola in un’impresa che richiede pochissimo sforzo : essere. Per essere non occorre quasi nulla, bisogna soltanto eliminare piccole resistenze. Quale sforzo occorre, per essere ciò che siete? Poco, no? Allo stesso modo potete essere qualsiasi cosa: le piante sul davanzale, il cortile, la città, il cielo, il mondo intero. Nulla ve lo impedisce, è sufficiente che non tratteniante il vostro essere dentro di voi.”


Tratto da I Maestri Invisibili di Igor Sibaldi